MICROCHIP SUI GATTI - COSA DICE LA LEGGE

Smarrire il proprio animale domestico è una di quelle situazioni in cui nessun padrone mai vorrebbe ritrovarsi, significa dover immaginare il proprio animale da solo, impaurito o peggio ancora in pericolo. È per questo che da tempo i proprietari di animali decidono di dotarsi di dispositivi in grado di favorire il ricongiungimento con i propri pet attraverso i famosi microchip.

Ma cosa sono effettivamente i microchip e come funzionano? Possono essere installati sul gatto?

Scopriamolo in questo articolo sull’utilizzo e le normative sui microchip negli animali e nel gatto.




COSA SONO I MICROCHIP

I microchip sono dei piccoli dispositivi elettronici dotati di una serie di 15 cifre numeriche che identificano l’animale e il proprietario: le prime tre cifre identificano il paese di origine dell’animale mentre le altre identificano il pet e i relativi proprietari tramite la registrazione dell’animale ad una banca dati in cui sarà riconoscibile a qualsiasi veterinario che – in caso di smarrimento – provvederà alla lettura del microchip risalendo, tramite l’apposito registro, ai dati del proprietario

Il microchip, dunque, non funziona come un geolocalizzatore - non si può seguire e sapere esattamente dove il nostro animale si trova - ma permette solo l’associazione animale/proprietario.

L’inserimento del microchip è una procedura semplice e per niente invasiva che prevede l’inserimento sottocutaneo di una piccola placchetta attraverso una siringa. L’animale non avvertirà alcun fastidio o dolore, infatti, la procedura avviene in pochi secondi e senza il bisogno di intervenire con anestesie. L’operazione viene effettuata da un veterinario presso il proprio ambulatorio o durante campagne di sensibilizzazione che spesso avvengono in tutto il territorio nazionale e prevedono dei costi a discrezione del medico veterinario.

Per ogni proprietario che tenga al proprio animale domestico, l’opportunità di avere uno strumento di identificazione in caso di smarrimento è un’opportunità che non può essere sottovalutata.

 

In Italia esistono delle leggi che prevedono l’obbligo di microchip entro i primi due mesi di vita nei cani per ottenere il rilascio del certificato ROI (Registro Origini Italiane) ovvero il pedigree. Infatti, è proprio l’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) che richiede l’obbligatorietà del numero di serie del microchip canino da inserire nel suo pedigree provvedendo a concretizzare la sua iscrizione all’anagrafe canina e la sua identificazione futura insieme ai dati del proprietario. In caso di variazioni dei dati – come morte o adozione e cessione del cane – essi dovranno essere modificati e aggiornati.

Come spiegato finora le procedure per microchippare un cucciolo di cane sono obbligatorie dalla legge, ma per il gatto? Come funziona?

 

MICROCHIP NEL GATTO



Per i gatti la questione è completamente diversa. Se per i cani la legge ha deciso di optare per l’obbligatorietà dei microchip, per i gatti non ci sono leggi a riguardo. Nonostante il gatto possegga una naturale predisposizione sensoriale nell’orientarsi nello spazio anche i gatti domestici possono rischiare di smarrirsi.

Il microchip nei gatti è assolutamente auspicabile e applicabile con la medesima procedura descritta in precedenza e prevede la sua identificazione insieme a quella dei dati del proprietario. L’unica circostanza in cui il microchip nel gatto è obbligatorio è nel caso in cui il gatto debba affrontare un viaggio all’estero: in quel caso il gatto avrà bisogno di un passaporto e per ottenerlo il microchip è obbligatorio.

In tutti gli altri casi il microchip per i gatti non è obbligatorio e molte volte si evita di applicarlo perché il costo varia dai 30 ai 50 euro.

Come associazione che si prende cura di tanti gatti randagi, il microchip è uno strumento indispensabile e utile sia per i gatti di cui ci prendiamo cura, sia per i gatti domestici che purtroppo vengono smarriti.

 

Riceviamo spesso messaggi in cui proprietari affranti o disperati ci chiedono di aiutarli nella ricerca del loro gatto smarrito e, nonostante cerchiamo di fare il possibile per aiutarli, sappiamo che il microchip può essere la salvezza di alcuni gatti smarriti.

Nel Lazio, dunque, il microchip è uno strumento non obbligatorio come per tutto il resto della nazione ad eccezione della regione Lombardia in cui le istituzioni hanno reso obbligatorio il microchip anche per i gatti. 

L’augurio è che presto tutte le regioni italiane si dotino di leggi che prevedano l’obbligatorietà del microchip anche per i mici. Nel frattempo, i proprietari, che spesso sono scoraggiati dai costi, possono informarsi e tentare di microchippare il proprio gatto in una delle tante campagne che vengono fatte per sensibilizzare e procedere all’installazione del dispositivo che - ripetiamo - non prevede alcun tipo di operazione invasiva e fastidiosa per il gatto, anzi sarà solo il modo per garantirgli ancora più attenzione e sicurezza.

 

 

E il tuo gatto possiede il microchip? Faccelo sapere in un commento.

 

 

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